La casa, uno spazio per ritrovarsi e stare insieme.
Considerata per tanto tempo un nido sicuro e accogliente, in cui abbiamo imparato di nuovo a condividere tempo e passioni, ora la casa rischia di diventare un nascondiglio per sottrarsi alla realtà. Ecco i consigli dell’esperta.
Quello domestico, da sempre, è uno spazio ambivalente per i giovani, con dei pro e dei contro, non di rado conflittuale. Lockdown e pandemia, costringendoci a una maggiore permanenza tra le mura di casa e a una convivenza più assidua, hanno permesso ai ragazzi di conoscere nuovamente la propria famiglia, di stare e di rivedere mamma, papà, fratelli e sorelle. Se, in alcuni casi, questo può aver accentuato un senso di distacco, di distanza e di non riconoscimento, in altri può aver risvegliato un senso di appartenenza.
Cosa succede ai ragazzi
“La convivenza forzata per loro è diventata un’opportunità di vedere il lato profondo del nostro essere umano, tutto l’aspetto emotivo, le nostre fragilità, senza che fossero inquinati e nascosti dalla frenesia e dalle incombenze del quotidiano”, osserva Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. “Un aspetto importante che, nel momento in cui si condivide, mostrando ai nostri ragazzi che è normale avere debolezze, difficoltà e fare fatica, può diventare un ponte per la relazione, da mantenere e portare avanti anche oltre lo stato di emergenza, quando riprendono i ritmi incessanti della prepandemia”.
Molti preadolescenti e adolescenti, nei mesi passati, si sono ritrovati a rivalutare l’ambiente domestico, sentendolo nuovamente come un nido sicuro, dove trovare conforto e rassicurazione, soprattutto in un periodo ipercinetico di informazioni e stimoli emotivi esterni che possono attivare emozioni intense e a volte discordanti. “Una sensazione, però, che può diventare controproducente e portare alcuni ragazzi a considerare la casa anche come un luogo in cui potersi nascondere, dove è possibile non mettersi in gioco, perché hanno paura di quello che c’è fuori. E a mantenere il contatto con gli altri solo se mediato da un device, con una buona dose di ansia nel dover riprendere le relazioni reali nei periodi di ripresa”, sottolinea Marta Rizzi.
Consigli per i genitori
- Invitiamoli a personalizzare il loro spazio in casa, per abbellirlo e caratterizzarlo, per dare voce alla loro personalità, ai loro talenti e alle loro passioni. Così che il loro luogo sicuro non sia un nascondiglio, ma uno spazio in cui potersi esprimere.
- Con le dovute accortezze e attenzioni, apriamo la porta di casa a qualche amico, in modo che l’ambiente domestico diventi anche un luogo di incontro e relazione.
- Cerchiamo di mantenere vivi i momenti di socialità familiare, prima obbligati dalla convivenza, con giochi da tavolo, con la progettazione condivisa di idee, di gite, di uscite, con la sperimentazione di nuove cucine, per mettersi in gioco insieme in qualcosa. “In questi momenti, per stare davvero insieme ai nostri ragazzi, noi per primi dobbiamo tenere tutto il resto fuori e non farci travolgere da stimoli esterni: il cellulare si spegne o si tiene altrove”, consiglia l’esperta.
- Se la casa è diventata quel nascondiglio un po’ troppo stretto in cui stare, bisogna provare a vedere, anche in funzione delle caratteristiche dei nostri figli, quali possono essere i margini per far sì che possano rilanciarsi e riprovarsi fuori da casa. “Capire se c’è amico o una particolare attività che lo possa spingere a uscire, rassicurandolo costantemente che comunque quella serenità e sicurezza di casa ci saranno sempre e che lui le ritroverà quando meglio crede”, conclude Marta Rizzi.
Articolo redatto in collaborazione con Quimamme