La casa è lo spazio sicuro del bambino, da sempre, ma in questo particolare momento, soprattutto per i piccoli, lo è ancora di più. Ecco come renderla ancora più accogliente e stimolante per il bebè.

 

Fuori, il piccolo sperimenta l’ansia degli adulti e il loro eccessivo controllo su tutto, mentre tra le mura domestiche i grandi si rilassano (e i bimbi con loro) perché entrano poche persone e l’ambiente è pulito in base ai canoni della famiglia.

“Qui, per il bambino, è tutto noto, cioè prevedibile, e questo gli permette di esplorare, di sperimentare e di stare serenamente, con tutta la libertà che gli serve, forte anche della presenza di persone che conosce bene e, quindi, rassicuranti”, spiega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. “Nei primi mesi, anni di vita la routine è importante perché è l’unico elemento di controllo disponibile: non avendone altri, ad esempio orologi o punti di riferimento esterno, prevedibilità e abitudini diventano i loro elementi agili di controllo, di scansione dei tempi e degli eventi”.

Le case che accolgono bambini piccoli, in genere sono già state ripensate per loro, per accoglierli in modo sicuro. In questo particolare momento dovrebbero essere ancor più ripensati, se possibile strutturalmente o, comunque, in modo da poter accogliere attività mirate a stimolare lo sviluppo psicofisico del bebè.

 

Cosa pensa il bambino

Rassicurato dal suo ambiente più noto e dalla presenza delle persone più care, il piccolo non può che pensare: “La casa è il mio spazio, ci sono i miei giochi, le mie rassicurazioni, qui sto bene. Qui tutti possono stare senza mascherina e io, finalmente, vedo i loro sorrisi. Qui posso muovermi liberamente, senza che la mamma mi lavi le mani in continuazione o che dica ogni minuto di stare lontano da tutti. Qui ho tutto quello che serve e mamma e papà sono più rilassati, anche se mi manca stare fuori con gli altri”.

 

Cosa pensano i genitori

Anche in questo contesto sicuro, mamma e papà non sono comunque del tutto liberi dall’ansia (“Qui a casa mi sento più tranquillo, non ho l’ansia che il mio bambino tocchi qualcosa di contaminato, ma avrò messo tutto davvero in sicurezza?), soprattutto provando a proiettarsi nel futuro (“Stiamo molto più a casa, avrà tutto quello che gli serve? Crescerà bene?”).

 

Come sentirsi tutti meglio

  • Per prima cosa, se non è ancora stato fatto, cerchiamo di adattare gli spazi, mettendoci fisicamente all’altezza del bambino, seduti o sdraiati, per vedere le cose dalla loro prospettiva e tentare di spostare alla loro altezza tutto quello a cui devono e possono avere accesso.
  • Dalla stessa posizione, poi, anche se pensiamo che la nostra casa sia già un posto sicuro, approfittiamo per fare ancora un controllo e per mettere ancora più in sicurezza. “La percezione che ognuno di noi ha della sicurezza incide su quella del pericolo: se credo che uno spazio sia a rischio, la mia soglia di attenzione è elevata, se penso sia sicuro la soglia scende e mi espongo a possibili rischi e imprevisti”, spiega Marta Rizzi. “In questo periodo abbiamo imparato che, quando rientriamo a casa, possiamo sentirci al sicuro, quindi una volta chiusa la porta alle nostre spalle finalmente ci rilassiamo. Per questo serve, invece, ancora più attenzione.”
  • Cerchiamo, poi, di trovare dei modi per farci aiutare dal bambino, in modo che il bambino viva la casa in modo diverso e che si senta parte attiva, acquisendo fiducia in sé e migliorando l’autostima e il livello di autonomia. Senza dimenticare un’altra opportunità, quella di andare oltre gli stereotipi di genere.
  • Importante, però, trovare anche il tempo per proporre al bimbo delle attività pensate appositamente per lui. Come la riproduzione di qualcosa che in genere ama fare fuori casa e che ora noi viviamo con più ansia, ad esempio allestendo una sabbiera, ma anche un angolo in cui possa giocare con la terra, le piante, oppure fare i travasi con la farina di mais per incentivare la manipolazione e la sperimentazione con i sensi. Meglio non improvvisare: allestire prima lo spazio, magari mettendo dei teli di plastica che facilitino poi pulire e riordinare, ci eviterà di innervosirci vanificando l’effetto desiderato. Alla fine, poi, si mette in ordine insieme, così anche quella diventa un’altra attività da condividere.
  • Via libera anche alle attività che stimolano la creatività, l’espressività, cercando di arricchire l’offerta delle normali dotazioni di casa con pastelli, pennelli, colori da usare con le mani, paste per modellare… Allestiamo anche degli spazi dedicati al bambino. Uno morbido, in cui trovare rassicurazione, coccole, protezione e calore. Uno spazio per il gioco di immaginazione, con travestimenti, stoffe e vecchi abiti che il bambino possa usare per il gioco simbolico, durante il quale esprimere tutto quello che vive e assorbe, ma che non riesce a tirare fuori a parole. Infine, uno spazio con libri e albi illustrati, per un momento di coinvolgimento e riflessione. “Gli albi illustrati, che lasciano grande spazio a immagini di qualità supportate da testi brevi e semplici, non hanno una morale, ma raccontano un quotidiano in cui il bambino riesce a rispecchiarsi. Per questo sono tranquillizzanti, perché è come se normalizzassero le varie situazioni”, sottolinea la psicologa. “Sono storie che il bambino può leggere in autonomia, grazie alle immagini evocative, ma in presenza dell’adulto la stessa storia si arricchisce e permette un momento di contatto e condivisione prezioso, anche per il genitore, che sullo spunto dato dalla storia può parlare di sé e di quello che prova”.