Fuori casa, un mondo di no
Quando fa bel tempo, è bello stare fuori casa, andare al parchetto, incontrare altri bimbi. Da quando il Covid è entrato nelle nostre vite, però, i piccoli si sono sentiti continuamente dire no. Ecco come regolarsi per fare in modo che le uscite siano comunque piacevoli per tutti.
Quando è bel tempo, lo spazio esterno, il parchetto, diventano il luogo ideale per i piccoli: tanto spazio per correre e muoversi in libertà, grandi giochi da scoprire, tanti bimbi con cui giocare, profumi e colori sempre nuovi, sole, luce, aria… Un mondo meraviglioso in cui vivere ogni giorno nuove avventure. Tutto questo, però, non c’è più. O quasi.
Anche se parchi e giardini sono accessibili e le famiglie hanno ripreso a frequentarli, lo spirito e le modalità sono diverse, tanto che a volte sembra quasi di essere lì, ma di non poter fare niente: non posso condividere, non posso toccare, devo mantenere le distanze… “Quello che era un mondo pieno di novità, di incognite, di socialità, di altri e di altro, è ora un mondo di frustrazione e restrizioni”, spiega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. “Per i piccoli il fuori casa è diventato pesante: da mondo della libertà a un mondo molto regolamentato, a volte troppo”.
Cosa pensa il bambino
Nei primi anni di vita gioco e apprendimento sono la stessa cosa. Sviluppo sociale, fisico, cognitivo ed emotivo sono stimolati dal gioco, che permette al piccolo di costruirsi un’idea di sé e del mondo che lo circonda e di entrare in relazione con gli altri. Esplorazione e scoperta, quindi, sono fondamentali per crescere. Una situazione come quella attuale, però, impone un freno alla libertà del bambino. Che, se potesse esprimere le sue sensazioni, direbbe: “Come faccio a imparare se non posso relazionarmi con gli altri, se non posso toccare le cose? Io ho voglia di stare con gli altri bambini, ma anche di toccare i loro giochi, perché non posso? Ho voglia di andare in altalena, mi piace la terra, l’erba, la sensazione di umidiccio sulle mani, il vento sul viso…ma c’è sempre un no, non posso fare niente”.
Cosa pensano i genitori
Le emozioni dei genitori sono intense e, spesso, in contrasto tra loro. C’è la paura, ma c’è anche il senso di colpa e il dispiacere: “Come faccio a farti socializzare? Adesso che dovresti imparare le cose attraverso l’esperienza, non posso farti fare niente, come posso fare? Come faccio a farti capire perché non puoi toccare? Come faccio a compensare i valori che per sono importanti, la condivisione, rispetto dell’altro e lo stare con gli altri?” Ma anche: “Sei senza mascherina, metti tutto in bocca, tocchi tutto. Ho paura, per la tua salute, la mia e quella dei nonni”.
Come sentirsi tutti meglio
- Per prima cosa, spieghiamo al bambino perché non si può toccare troppo in giro. “Troviamo un linguaggio adatto e, anche se ci sembra che non capisca, ripetiamoglielo, senza falsare la realtà”, suggerisce Marta Rizzi. “Coinvolgiamolo, tentiamo di responsabilizzarlo: anche se ci sembra che non abbia ancora gli strumenti per comprendere del tutto, è un esercizio che ci abitua a comunicare e interagire con lui, a concepirlo come una persona e farlo sentire come una persona”.
- Importante, poi, tentare di compensare o bilanciare le restrizioni con delle concessioni: al parco si fa attenzione se ci sono tanti bambini, ma ci si può spostare in un’area meno affollata oppure andare in altalena appena si libera. “I no devono essere motivati e reali, non dei surrogati delle nostre preoccupazioni, non può essere no su tutta la linea”, raccomanda la psicologa. Quindi, no se ci sono tanti bambini sullo scivolo, che però diventa un sì se c’è solo il nostro bambino. “È importante tentare di non trasferire sui bambini i nostri timori: siamo diversi da loro e i bimbi più piccoli sono in una fase in cui devono fissare bene a mente questa cosa, devono sentirsi altro da mamma e papà. Le loro paure sono diverse dalle nostre, non sovraccarichiamoli”. Se si ha la possibilità poi, meglio scegliere orari in cui il parco è meno affollato in modo che si possa essere tutti più rilassati.
- Altro consiglio: portare al parco giochi facilmente sanificabili per evitare di rafforzare l’idea della non condivisione, della paura dell’altro. “Facciamo scegliere al bambino quale gioco portare, dandogli 2/3 alternative, in modo che si senta coinvolto nel prepararsi all’uscita e che la viva come un bel momento, già pensato e organizzato da casa”. Se quando siamo al parchetto una situazione ci mette un po’ di ansia o cogliamo che è il piccolo a sentirsi in difficoltà, avviciniamoci senza sovrapporci, ma lasciandogli l’autonomia, per rafforzare la propria autostima e la capacità di fare da solo.
- Ultimo suggerimento, che vale in qualsiasi circostanza: “Cerchiamo di comunicare il più possibile la forma positiva e non quella negativa. Qualche esempio: non toccare diventa tocca questa altra cosa, non urlare diventa parla più piano, non andare sullo scivolo, diventa vai sull’altalena. In questo modo si dà rinforzo alle cose che si possono fare piuttosto che a quelle che non si possono fare”, conclude Marta Rizzi.