L’adolescenza e il periodo che la precede può essere molto faticosa in famiglia. I ragazzini stanno cercando nuovi equilibri e nuove relazioni, soprattutto fuori casa, e come genitori dobbiamo riuscire ad accogliere il cambiamento senza mai far mancare il nostro supporto

Quella della preadolescenza è una fase di transizione particolare dal punto di vista delle relazioni: da bambini gli amici sono legati al gioco e al divertimento, poi si cresce, cambiano le esigenze e si diventa più selettivi. Il ragazzino può allontanarsi anche dal proprio nucleo familiare e i suoi punti di riferimento possono non essere più i genitori, ma i suoi pari perché in loro trova complicità, confidenza, condivisione e sostegno.

Tutto questo è assolutamente naturale”, spiega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. Studi legati alle neuroscienze dimostrano come lo sviluppo del cervello preveda un cambiamento rivolto proprio alla ricerca di un rispecchiamento nel gruppo dei pari perché hanno gli stessi bisogni, usano lo stesso linguaggio e da loro ci si sente capiti. Al tempo stesso, confrontarsi con loro permette anche di mettersi alla prova e di interrogarsi su se stessi, su quello che si vuole fare e quello che si è”.

Più i bambini crescono e si avvicinano alletà adulta, più cercano autonomia. Questo avviene attraverso lesplorazione e la sperimentazione, ma anche attraverso la conoscenza dei propri limiti, che è quella che a volte porta a superare i confini della trasgressione. “ I ragazzini hanno la necessità di avere il consenso e lapprovazione dei coetanei perché vogliono sentirsi compresi, mentre la ricerca dellindipendenza, anche di ideali e di valori, può portarli a entrare in contrapposizione con il mondo degli adulti. Per cui a volte appaiono polemici, provocatori, oppositori… entrare in conflitto, però, non significa per forza distruggersi: bisogna trovare nuovi modi per stare insieme, magari urtandosi un po, ma sempre insieme”.

Cosa pensano i genitori

I genitori si trovano improvvisamente spaesati, tra incredulità, incomprensione, senso di impotenza (Cos’è successo a mio figlio? Non lo riconosco più… fino a ieri era sorridente e accondiscendente, ora è arrabbiato, sempre contro, litighiamo continuamente… Non mi vuole più bene? Come posso aiutarlo?”).

Cosa pensa il ragazzino

Si sente incerto, un pooscillante (Solo o miei amici mi comprendono fino in fondo, anche se in alcuni momenti mi manca mamma”) e prova fastidio verso i vecchi schemi (Ormai sono diventato grande, è possibile che non labbiano ancora capito?”).

Come sentirsi tutti meglio

  • Per prima cosa bisogna lavorare su di sé. Per agevolare questo inevitabile processo di separazione” dobbiamo provare a interrogarci per capire cosa smuove dentro di noi questo cambiamento, quali corde tocca. Lassenza di valore? Di controllo? Un senso di inutilità? Come prima cosa, bisogna fare pace con se stessi.
  • Ricordiamoci della nostra adolescenza, della considerazione che avevamo degli adulti (e dei genitori) prima di essere troppo rigidi con i nostri figli.
  • Osserviamoli con attenzione per imparare a conoscerli anche ora, in modo da trovare un nuovo ponte e un nuovo tipo di relazione. La vita è fatta di fasi, così come ci siamo sentiti disorientati quando sono nati, così possiamo sentirci anche ora e dobbiamo trovare nuovi canali di comunicazione, senza dare per scontato che quel che c’è stato prima sia per forza immutabile”, suggerisce lesperta.
  • Impariamo a instaurare un livello di comunicazione che sia basato sulla fiducia, rassicurando il ragazzino che laccettazione è slegata dal comportamento. Il messaggio da passare è “ti vorrò sempre bene, per te spero il meglio e per questo mi aspetto il meglio. Non approverò le tue cavolate, ma ti accetterò”. Ricordando, un poin modo indiretto, che noi siamo un porto sicuro a cui tornare, che ci siamo incondizionatamente, senza giudizio, accogliendo, magari disapprovando, ma ci siamo.
  • Importante, poi, trovare un equilibrio: non essere troppo pressanti e invadenti, ma nemmeno troppo permissivi perché il rischio è di apparire disinteressati, di far credere che lo lasciamo a se stesso, mentre deve sapere che per lui noi saremo sempre un supporto.
  • Non critichiamo gli amici di nostro figlio perché questo li svaluterebbe e creerebbe ancor più distanza e freddezza. Piuttosto proviamo a capire che cosa lo affascini di loro, cosa riesce a valorizzare che noi non vediamo.
  • I ragazzini hanno desiderio e necessità di trovare il consenso dei loro pari per cui il rischio è che si omologhino e che perdano un podi pensiero critico.Cerchiamo di far leva sullunicità di ciascuno, sul diritto di ognuno di dire di no e di poter pensare diversamente senza che questo influisca sullamicizia”, raccomanda Marta Rizzi. Aiutiamo i nostri figli a capire che un amico ti accetta anche se non la pensi come lui, a non cadere nel ricatto dellapprovazione per poi essere trainati dagli altri senza condividere”.
  • Ogni azione ha una conseguenza: alleniamoli al ragionamento del lungo termine per evitare che lo spirito trasgressivo li porti ad agire senza valutare gli effetti collaterali. Mettiamoli in guardia, senza eccessiva pressione, dai possibili rischi.
  • Incentiviamo lo sport il più possibile. Tra i suoi molteplici benefici c’è anche che la gratificazione che deriva dalla produzione di dopamina, ormone del benessere, riduce la necessità di andare a cercarla nei comportamenti trasgressivi.
  • Ritagliamoci ancora dei momenti genitore-figlio, per trascorrere del tempo insieme di qualità e per condividere anche i propri stati danimo, compresa la malinconia dei momenti passati, di quando cerano gli abbracci e le coccole. Senza essere pesanti, ma per comunicare la voglia di trovare nuovi modi di stare insieme e per rinforzare una relazione che sta cambiando e che continuerà a farlo nel tempo.

 

 

Articolo redatto in collaborazione con Quimamme