Nel dover riorganizzare lavoro e famiglia per riuscire a far funzionare le cose nonostante tutto (pandemia compresa), spesso i genitori si dimenticano che i bimbini hanno bisogno di regole e routine.

 

Gli adulti, chiamati ad attivarsi su più fronti, soprattutto durante l’emergenza, spesso sono spaesati e confusi e chiedono ai bambini, anche piccoli, una collaborazione eccessiva per la loro età. Considerando le molte limitazioni imposte dalla pandemia e la necessità di riorganizzare tempi e spazi per riuscire a far funzionare lavoro e famiglia, poi, tendono a essere più permissivi, a cedere alle richieste più insistenti dei figli.

“In questo modo, però, si perdono di vista i reali bisogni dei bambini, che nei primi anni di vita vanno invece nella direzione opposta”, spiega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. “I più piccoli hanno bisogno di avere una routine, di abitudini e rituali che scandiscano la giornata, in particolare per quanto riguarda sonno e alimentazione e ancor più nel periodo estivo, quando non hanno parametri legati alla luce per capire quando il giorno sta volgendo al termine”. Non solo, hanno bisogno di tempo il più individuale e personalizzato possibile. E di regole.

 

Aiutarli a scoprire il mondo

Un mix che permette loro di acquisire maggior sicurezza nell’esplorare un mondo in cui è tutto nuovo. Tenendo presente che gli strumenti che hanno a disposizione a questa età per conoscerlo sono proprio la routine, le regole e il pensiero concreto. “Noi abbiamo pensiero astratto e logico, i piccoli hanno pensiero pratico, che si basa su ciò che vedono e toccano: dobbiamo trovare il modo per contenerli, dando loro strumenti di sicurezza e prevedibilità”, sottolinea l’esperta. Che, parlando di regole, suggerisce di trovare il giusto equilibrio avendo a mente un’immagine: quando una casa ha dei muri troppo vicini tra loro, c’è inevitabilmente un senso di costrizione e di mancanza di libertà, ma quando i muri sono troppo lontani, tutto diventa dispersivo e confuso.

 

Cosa pensa il bambino

L’emergenza ha stravolto le nostre abitudini, sia fuori, sia dentro casa. Nella confusione generale, i piccoli ci osservano e pensano: “Il mondo mi sembra così immenso…che ora è? Cosa facciamo? Quando mangiamo? Ah ok, se si fa il bagnetto vuol dire che la giornata sta finendo”. Se siamo particolarmente nervosi e diamo indicazioni confuse, l’effetto è “Non riesco a starti dietro, non capisco cosa mi stai chiedendo”. Quando, per distrazione o insofferenza, gliele diamo tutte vinte, pensano: “Se mi dice sempre di sì, io mi sento perso.” O, addirittura: “Se posso avere tutto, io posso essere tutto. E se posso essere tutto, allora posso comandarti…aiuto, chi è che mi protegge?”.

 

Cosa pensano i genitori

Gli adulti sentono, ora più che mai, tutto il peso della limitata libertà (“Non posso rinunciare anche alla scansione della mia giornata, non ho più libertà se sto dietro a te. Perché non stai tu ai miei ritmi, perché devo rinunciare sempre io?”) e quando sentono di non avere più risorse per essere coerenti con il modello educativo desiderato, cedono (“Visto che non posso farti fare tutto ciò che vorrei, chiedimi ciò che vuoi e io ti accontenterò”).

 

Come sentirsi tutti meglio

  • Anche se è un periodo a dire poco unico, cerchiamo di impostare comunque una routine che dia ai bambini gli strumenti per controllare la loro realtà: risveglio, colazione, igiene, vestizione… una routine che dovrebbe essere il più possibile personalizzata, che sia mutevole e mutabile in base alle esigenze specifiche di ogni famiglia e di ogni bambino. “Ricordiamoci che ognuno ha il suo tempo. L’esercizio che dobbiamo fare è osservare come è composta la nostra famiglia e quali sono le specificità del nostro bambino e, su questo, sviluppare la nostra routine”, consiglia l’esperta. “Maria Montessori parlava di periodi sensitivi, che hanno un inizio e una fine, nei quali il bambino è predisposto a imparare e ad acquisire abilità. Il genitore deve osservarli, per assecondare il bambino e aiutarlo a sfruttarli”. Ad esempio, strutturando l’ambiente a misura di bambino in base alle fasi del suo sviluppo, riconoscendole per tempo per cogliere quali sono le sue necessità fisiche in quel momento e poterle assecondare.
  • Le regole devono essere il più possibile semplici, chiare e pratiche. Non dobbiamo usare parole vaghe (“prendi questo, quello”) o generiche (“metti in ordine”), ma molto specifiche in modo che il bambino capisca cosa gli stiamo chiedendo (“Prendi i cubotti e mettili nella scatola”). “Se l’ambiente è strutturato in modo razionale e razionalizzato, è più semplice”, assicura Marta Rizzi. “Piuttosto di una scatola di giochi, è meglio avere una scatola per i cubotti, una per le bambole, una per i puzzle…se i giochi hanno una loro collocazione precisa, è più facile per il bambino seguire le regole”.
  • Ancora un consiglio, impariamo a dire no. “Sono essenziali per i bambini. Senza, hanno la sensazione di essere onnipotenti e, se pensano questo, pensano anche che non ci sia nessuno in grado di proteggerli o di aiutarli quando le emozioni si presentano e questo, inevitabilmente, spaventa”, chiarisce la psicologa. I no devono essere decisi, ma non punitivi, utili alla crescita, quindi meglio evitare di avere il viso arrabbiato e parlare in modo chiaro, mettendosi all’altezza del bambino. Senza attingere a frasi del tipo “no perché sei piccolo” se non c’è reale motivazione per la restrizione, perché danno senso di inferiorità al bambino. Piuttosto mettersi a supporto, proporre al piccolo di farlo insieme. Per renderlo più accettabile, un no deve anche prevedere un sì in alternativa, ad esempio no al gelato, ma sì a un biscotto. Ricordiamoci, infine di mantenere sempre le promesse fatte, per creare fiducia tra noi e il bimbo.
  • morbido, in cui trovare rassicurazione, coccole, protezione e calore. Uno spazio per il gioco di immaginazione, con travestimenti, stoffe e vecchi abiti che il bambino possa usare per il gioco simbolico, durante il quale esprimere tutto quello che vive e assorbe, ma che non riesce a tirare fuori a parole. Infine, uno spazio con libri e albi illustrati, per un momento di coinvolgimento e riflessione. “Gli albi illustrati, che lasciano grande spazio a immagini di qualità supportate da testi brevi e semplici, non hanno una morale, ma raccontano un quotidiano in cui il bambino riesce a rispecchiarsi. Per questo sono tranquillizzanti, perché è come se normalizzassero le varie situazioni”, sottolinea la psicologa. “Sono storie che il bambino può leggere in autonomia, grazie alle immagini evocative, ma in presenza dell’adulto la stessa storia si arricchisce e permette un momento di contatto e condivisione prezioso, anche per il genitore, che sullo spunto dato dalla storia può parlare di sé e di quello che prova”.