Preadolescenza e nuovi bisogni: mettiamoci in ascolto.
Quando crescono, i nostri figli sentono forte il desiderio di essere visti e considerati non più come bambini, ma come giovani adulti. Ecco come affrontare insieme questo passaggio
Nella preadolescenza i bisogni sono più evolutivi rispetto agli anni precedenti: i ragazzi hanno bisogno di esserci, di sentirsi riconosciuti, ascoltati e accettati, soprattutto da parte dei pari. Questi bisogni, però, dal loro punto di vista sono inascoltati e, al tempo stesso, anche un po’ inesprimibili perché la figura dell’adulto, che dovrebbe essere il porto sicuro a cui tornare sempre, appare in questo momento confusa, spesso contraddittoria e fragile, ma nell’accezione negativa del termine, cioè instabile. Nei momenti più duri della pandemia e nel lungo periodo di lockdown, infatti, anche gli adulti hanno accusato il colpo e non sempre sono riusciti ad essere un supporto stabile per i loro ragazzi.
Cosa succede ai ragazzi
In questo particolare momento della crescita, superata l’età dell’infanzia in cui inevitabilmente seguivano le orme dei genitori senza troppo contraddirli, i giovanissimi si trovano a dover ricreare l’immagine che hanno di sé. “Per farlo, hanno bisogno di essere visti come esseri pensanti, hanno la necessità di prendere una posizione di protagonismo”, spiega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. “In questo quadro, poi, non manca l’apertura alla trasgressione, il desiderio di uscire dai confini, di esplorare e sperimentare cose nuove per trovare un modo di ragionare altro rispetto a quello degli adulti di riferimento”.
Tipico di questa fase è l’atteggiamento apparentemente oppositivo, per cui se una cosa “si fa così”, non vuol comunque dire che debba per forza essere fatto così. A riprova di questo, c’è anche l’adesione a movimenti di protesta o affermazione, come a quello per l’ambiente o quello LGBT, che sono promossi e portati avanti soprattutto dai più giovani.
Questo bisogno generale, si differenzia poi in base al genere. “I maschi tendono ad aver bisogno di esprimere e di sentire riconosciuta la forza, un bisogno che si riflette sia sull’aspetto fisico, sia su quello della performance, che in questa fascia d’età è legata principalmente ai videogiochi, alle sfide online, ai challenge…”, sottolinea l’esperta. “Le ragazze, invece, hanno bisogno di relazione, di un confronto, di confidenza, una necessità rafforzata da strumenti e device che, oggi, permettono di stare sempre in contatto, 24 ore su 24”.
Consigli per i genitori
- I genitori devono trovare un nuovo punto d’inizio: per poter mantenere una relazione con i loro figli devono riadattarsi, ammettendo che non sono più bambini, che sono cresciuti. “È importante capire che ora hanno altri bisogni e necessità”, suggerisce Marta Rizzi. “Se i ragazzi si mettono in una posizione di contrapposizione, non significa che non ci vogliono più bene o che noi siamo dei genitori pessimi, significa semplicemente che stanno crescendo”.
- Provare a tuffarsi nel passato e ricordarsi di come si era, di cosa si sentiva. Una volta recuperati quei ricordi e quelle sensazioni dell’adolescenza, chiediamoci come potremmo contestualizzarli oggi, come ci sentiremmo oggi se avessimo quelle necessità. I bisogni dei giovani non sono cambiati rispetto al passato, sono diversi gli strumenti e le modalità con cui si soddisfano.
- Interessarsi alla vita dei propri figli, senza però inquisire, con un atteggiamento di apertura, di ascolto e di curiosità, senza giudicare o fare terzo grado.
- Ricordare a noi stessi e anche a loro che li amiamo, sempre e comunque, anche se dobbiamo ammettere che stare in relazione con loro è difficile. “Anche se non siamo più il loro punto di riferimento esclusivo, in qualche modo dobbiamo sempre essere quello stabile, a cui possono tornare quando hanno dubbi e preoccupazioni. Affronteranno sfide e ostacoli ed è bene che sappiano che noi ci saremo sempre”, spiega l’esperta.
- A fronte del moto trasgressivo che è nelle loro corde, per indirizzarli al meglio non è efficace usare moralismi, quanto informarli e renderli partecipi di un ragionamento. “Come consigliano Alberto Pellai e Barbara Tamborini nel libro “L’età dello tsunami” prendendo ad esempio il problema del tabagismo, piuttosto che puntare su allarmismi e pericoli per salute, conviene informare i ragazzi sulle tecniche di marketing strategico che ci sono alle spalle delle multinazionali del tabacco, attivando così in loro la voglia di non omologarsi, di non aderire al modello che gli adulti vogliono imporre e portandoli a non fumare per principio”, consiglia Marta Rizzi.
- Infine, supportarli nella crescita e nella loro necessità di essere riconosciuti come dei soggetti pensanti, fornendo stimoli diversi e diversificati in modo che possano crearsi un pensiero proprio e orientarsi in un mondo che spesso propone falsi miti e fake news.
Articolo redatto in collaborazione con Quimamme