Se stiamo pensando a un cambio casa, dobbiamo iniziare a pensare anche a come la prenderà il bambino e trovare il modo migliore per accompagnarlo in questa nuova avventura. Ecco i consigli dell’esperta

Per un bambino che oramai frequenta la scuola elementare, traslocare significa lasciare un luogo noto, rasserenante e sicuro. In molti casi è lunico spazio mai conosciuto, quello in cui si è nati e cresciuti, nel quale si è trovato conforto, anche grazie a una serie di routine, così importanti per i piccoli. Eppure può capitare di cambiare casa, perché lo spazio non basta più oppure perché serve trovarne una più vicina al nuovo lavoro, magari cambiando anche città.

Come tutte le novità, anche il cambio casa prevede un riassestamento e richiede una gradualità e del tempo per metabolizzarla.Anche se di parla di qualcosa di fisico, di altro e lontano dalla nostra identità, si tratta comunque di un momento delicato per il bambino, perché comporta la perdita di punti di riferimento fisici che sono stati (e sono) importanti per noi adulti e ancor più lo sono per un bambino”, sottolinea Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. Per questo è necessario un distacco graduale e ponderato”.

Cosa pensano i genitori

In un momento così complesso e intenso, i genitori sono in genere affaticati, poco lucidi e non sempre riescono a mettersi nei panni del bambino (Perché non capisce che lo stiamo facendo anche per lui? Secondo lui io mi diverto a impacchettare tutto?”). Possono anche essere preoccupati per il cambiamento, che comporta la perdita dei punti di orientamento ai quali siamo abituati (Stiamo facendo la cosa giusta? Non è che gli creerà un trauma? Forse farà fatica a inserirsi nel nuovo contesto…”).

Cosa pensa il bambino

Potrebbe sentirsi disorientato, confuso e non capire perché debba traslocare (Perché devo lasciare la mia stanza? Non riesco a capire cosa sta accadendo”) e, quindi, apparire molto nervoso e teso, ma anche in conflitto con i genitori. Ogni novità può turbare e potrebbero verificarsi disturbi del sonno, irascibilità (Sono arrabbiato, ce nera davvero bisogno?”) e un atteggiamento catastrofico (Non rivedrò più i miei amici”): a questa età il bambino è in grado di proiettarsi oltre al qui e ora”, ma non ha ancora abbastanza esperienza di vita vissuta per capire che può trovare nuovi amici e nuove abitudini.

Come sentirsi tutti meglio

  • Per prima cosa, avere rispetto di ciò che il bambino sente e del dispiacere di lasciare la sua casa. Si può provare a disegnare una mappa su un cartellone, attaccando una fotografia scattata insieme a ogni stanza, oppure preparare un quaderno, incollando su ogni pagina una foto e scrivendo quali ricordi sono associati a quel particolare dettaglio.
  • Tentiamo di coinvolgerlo nella preparazione degli scatoloni, lanciando sempre un messaggio rassicurante, che accolga il cambiamento in unottica positiva: portiamo con noi tutto ciò di cui abbiamo bisogno e che ci fa stare bene, non ci priviamo delle cose che ci sono care. Un trasloco, però, è anche un’occasione per eliminare il superfluo”, spiega Marta Rizzi, “ma non facciamolo di nascosto altrimenti si rischia di perdere la fiducia del bimbo. Chiediamo a lui di selezionare, è abbastanza grande per chiedergli questo sforzo: alcuni giochi ci seguiranno, alcuni andranno in cantina, ma altri possiamo donarli. È il momento perfetto per introdurre il valore della beneficienza, per spiegare che ci sono bimbi meno fortunati e che alcuni oggetti possono servire in alcune fasi della vita e poi no, perché si cresce”.
  • Cerchiamo di rassicurarlo spiegandogli che le amicizie non si perdono, che si possono portare avanti anche grazie alla tecnologia. Viviamo in un periodo in cui le videochiamate sono la normalità: diciamogli che le faremo e poi impegniamoci per farlo davvero.
  • Prima di trasferirsi, troviamo del tempo per fare qualche giro esplorativo con il bambino nella nuova zona o, se il trasloco è in unaltra città, cerchiamo in Rete fotografie e informazioni, cin modo che possa familiarizzare, anche a distanza, con il luogo in cui vivrà.
  • Se è scettico e reticente al cambiamento, proviamo a cercare attorno alla nuova casa dei posti che possono attrarre la sua attenzione e il suo interesse – una gelateria particolare, una piscina, un parco giochi – per mostrargli che ci sono aspetti positivi anche qui.
  • Ormai sappiamo bene che i bambini hanno un margine di adattamento e di flessibilità migliore degli adulti, ma questo non significa che possiamo lasciarli a loro stessi. Dobbiamo sempre accompagnarli: mettiamoci in ascolto di quel che sentono e cerchiamo di normalizzare il più possibile”, conclude lesperta.

 

 

Articolo redatto in collaborazione con Quimamme