Cosa succede al mio corpo?
Quando inizia la pubertà, il corpo cambia velocemente e, spesso, ci trova impreparati. Ecco i consigli dell’esperta per accompagnare il bambino in questa fase delicata.
A partire dai 10, 11 anni il corpo comincia a cambiare sotto l’azione degli ormoni che improvvisamente entrano in circolo. La transizione è molto evidente al bambino perché sul suo corpo ci sono chiari segnali che dicono che sta diventando un ragazzino: nei maschi si verificano il cambio della voce, la crescita del pene, dei peli e i brufoli, nelle femmine compaiono i peli pubici, le mestruazioni e il seno… Tutti segnali, prove concrete, del fatto che si sta traghettando verso il mondo degli adulti. “La gestione del corpo del bambino in questa fascia d’età deve essere molto delicata”, raccomanda Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. “Altrimenti il rischio è possano esserci ripercussioni sulla percezione di sé, sull’uso della propria immagine, ma anche problemi alimentari perché il bambino potrebbe sentirsi inadeguato, goffo, gonfio, ingombrante… È importante che in questa fase il genitore riesca a porsi come supporto e accompagnamento, accettando per primo la nuova fase del figlio, senza irrigidirsi, altrimenti questo potrebbe pensare che qualcosa non va”.
Cosa pensano i genitori
Il cambiamento in questa fase è davvero repentino e i genitori potrebbero sentirsi un po‘ spiazzati (“Il mio bambino è diventato grande tutto d’un tratto e io cosa faccio? Ora sarò inutile?”), anche di fronte a un corpo che inizia a sembrare adulto e a degli atteggiamenti del bambino che possono cambiare (“Con tutto quello che si sente in giro, non è che farà un uso del suo corpo scorretto?”, ma anche “Oh, oh, devo parlargli di sesso… e adesso come faccio?”).
Cosa pensa il bambino
Stupore, un po‘ di smarrimento, talvolta un po‘ di disagio per un corpo che cambia e che non si riconosce più del tutto (“Cosa mi sta accadendo? Non mi va più niente… e poi cos’è questa ciccetta qui?”, ma anche “Mi sento brutto… e se non piaccio alle mie amiche?” oppure “Le ragazze mi guardano in modo diverso, cos’è successo?”).
Come sentirsi tutti meglio
- Innanzitutto accettare che il bambino è cambiato. Quindi organizzarsi per fare una corretta educazione all’affettività e alla sessualità per evitare che i ragazzini, con accesso a internet libero, possano accedere a informazioni e contenuti inadeguati e trarre delle conclusioni sbagliate. “In Rete il mondo del sesso viene spesso comunicato come violento o strumentale, in un modo cioè che non rappresenta la realtà”, spiega Marta Rizzi. “Invece deve passare un altro tipo di messaggio, che il sesso è un atto di incontro e che oltre al contatto fisico e al piacere prevede anche il rispetto e l’affetto reciproco. Sono temi che dobbiamo affrontare, in modo più o meno diretto: se capiamo che non ce la facciamo, per pudore, è bene delegare, ma a delle persone adulte, non a uno scambio di informazioni tra pari oppure a internet”.
- Veicolare in modo chiaro il messaggio che la propria intimità e quella altrui vanno sempre rispettate, che il corpo non è uno strumento che deve essere accettato dagli altri, ma che è parte integrante di noi, che va valorizzato per le sue potenzialità e le sue risorse. In questo senso lo sport ci viene in aiuto perché per un ragazzino che si dedica a un’attività sportiva è più semplice vivere il proprio corpo correttamente, come un qualcosa che può essere potenziato e che permette di raggiungere obiettivi.
- Lavoriamo sull’autostima, che implica anche il fatto di fare un uso corretto della propria immagine sui social, ricordandosi sempre che “virtuale è reale” e che non dobbiamo fare in rete quel che non faremmo nella vita reale.
- Tentiamo noi per primi di avere un buon rapporto con il cibo e con il nostro corpo. “Dobbiamo sempre ricordarci che come genitori siamo un modello: se non abbiamo un rapporto equilibrato e pacificato con il nostro corpo (e continuiamo a dire che dovremmo metterci a dieta, che siamo grassi) in qualche modo stiamo comunicando ai nostri figli che l’attenzione deve essere posta sull’aspetto estetico”, sottolinea l’esperta. “Quello che dovremmo cercare di fare, invece, è valorizzare l’unicità di ciascun fisico. Piuttosto che far leva su ciò che è bello o brutto, fare leva su ciò che è ‘mio’, sull’armonia d’insieme del corpo”.
- Quando ci parla del suo corpo in modo negativo o critico, evitiamo di ridicolizzarlo o di sminuire quello che dice. “L’argomento è molto delicato e va preso sul serio perché questo ci permette di metterci in ascolto e di tendere la mano per aiutarlo a valorizzare le parti che gli piacciono di più o migliorare quelle che gli piacciono di meno”, suggerisce Marta Rizzi. Attenzione, però: ai suoi occhi, non a quelli degli altri (e nemmeno ai nostri). Dobbiamo aiutarlo a capire che sta diventando grande e che deve imparare ad accettarsi per quello che è, puntando anche all’aspetto del carattere e a quello relazionale, a un altro tipo di accettazione sociale, che prevede l’inclusione delle differenze. “Siamo in una fase sociale di transizione nella quale ci stiamo aprendo alle differenze e alle unicità di ciascuno: tentiamo di cavalcare l’onda e di rinforzare molto questo aspetto, con l’idea che le unicità dei singoli rappresentano un valore anche per la società”.
- Se ci accorgiamo che il ragazzino fa un po‘ fatica ad accettare il proprio corpo e a prenderne consapevolezza, possiamo pensare di iniziare un percorso di mindfulness: mente e corpo sono interconnessi e con un percorso di questo tipo è possibile conoscersi e prendere consapevolezza di sé anche attraverso sensazioni e segnali che il corpo ci manda.
Articolo redatto in collaborazione con Quimamme