Prima elementare, quante emozioni.
Quando si avvicina il giorno della prima elementare, c’è grande fermento in famiglia, sia per il bambino, sia per i genitori. Ecco i consigli dell’esperta per iniziare serenamente la scuola, con il supporto di mamma e papà.
Quello tra la materna e la scuola elementare è passaggio delicato per tutta la famiglia. “Un momento importante di crescita per il bambino, che tutto ad un tratto si deve abituare a orari e regole diverse, ma anche per il genitore, che non ha più un rapporto diretto con gli adulti di riferimento – come alla materna – e deve iniziare ad affidarsi ai racconti del figlio, ai suoi vissuti”, spiega Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta. Mamma e papà, quindi, devono necessariamente delegare una serie di responsabilità al bambino, che nella loro testa è ancora piccolo, e ricevere solo da lui riscontri di ciò che accade nella giornata scolastica. A questo si somma il timore di toglierlo dal contesto noto, rassicurante e familiare degli ultimi anni per un nuovo ambiente, del tutto sconosciuto.
Cosa pensano i genitori
Il loro vissuto è inevitabilmente ambivalente. Da un lato sono felici perché il loro bambino acquisisce nuove competenze e si avvia verso una nuova tappa della sua vita. Dall’altro sono un po’ preoccupati perché in questo modo il loro bimbo si allontana un po’ di più dal mondo ovattato dell’infanzia (“Ce la farà? Mi sembra così piccolo, come posso capire se sta bene, se non gli è successo niente? Saprà farsi dei nuovi amici, chiedere quello di cui ha bisogno? Saprà difendersi se sarà necessario?”).
Cosa pensa il bambino
Per lui il cambiamento è davvero forte. A scuola c’è maggiore sedentarietà rispetto alla materna, e stare seduto buono e fermo al proprio banco è una delle cose più difficili per lui. Anche il tipo di socializzazione è diversa, perché avviene più sul piano cognitivo rispetto a quello motorio (“Qui è tutto diverso, non posso più giocare… che spazi grandi! E le regole?”). Al timore di lasciare gli amici della materna e di doversi abituare all’idea di nuovi adulti e di nuovi bambini da conoscere, si affianca però una grande emozione per quel che accadrà per tutto quello che questo cambiamento comporta (“Sono diventato grande! Anch’io ora imparerò a leggere e scrivere, finalmente!”).
Come sentirsi tutti meglio
- Per prima cosa, non proiettiamoci sempre sul bambino. Arginiamo le nostre ansie: è un passaggio nuovo e il bambino deve compierlo con serenità. “Diamo piuttosto valore al cambiamento in un’ottica costruttiva, di crescita: a scuola potrà acquisire nuove conoscenze, ma anche abilità e competenze differenti e, quindi, anche una consapevolezza di sé più strutturata”, suggerisce l’esperta.
- Prima dell’inizio vero e proprio, spieghiamo in modo chiaro e semplice in che cosa consiste la routine della scuola elementare, attingendo da informazioni che, se non si posseggono, si possono chiedere direttamente alla scuola: come avverrà l’entrata, se la maestra sarà all’ingresso per accoglierli, dove si metterà la cartella, quali regole e dinamiche potrebbero esserci in linea di massima…
- Se abbiamo qualche dubbio circa la capacità del bambino di adattarsi, possiamo chiedere consiglio agli educatori della materna per capire con loro quali possono essere gli argomenti su cui far leva: loro sono abituati a vederlo muoversi nel contesto scolastico/sociale e possono darci una mano per affrontare questo cambiamento. “È fondamentale, però, che il bambino avverta che siamo tranquilli, che siamo sicuri che lui abbia le risorse per fare questo passo e che si senta, così, incoraggiato”, avverte la psicologa.
- Durante i primi giorni, proviamo a incentivare e rafforzare le relazioni e gli incontri anche fuori dalla scuola, sia con i vecchi compagni, sia con quelli nuovi, in modo che il bimbo senta di non aver perso i suoi punti di riferimento e che può gradualmente prendere familiarità con nuovi. Se però non ne ha voglia e preferisce stare da solo, non pressiamolo: deve abituarsi con i suoi tempi perché questo cambiamento che a noi sembra naturale, per lui è faticoso.
- Coinvolgiamolo nell’acquisto e nella preparazione dei materiali per la scuola, ricopriamo insieme i libri e prepariamo delle copertine per i quaderni, magari mettendo su ognuno un piccolo simbolo che gli ricordi mamma e papà quando è a scuola.
- La scuola, per il bambino, è il mondo della valutazione e del giudizio: quando sono a casa, evitiamo di caricarli troppo. “Devono sentirsi liberi di esprimersi e sapere di essere accettati e di avere un valore indipendentemente dal risultato”, consiglia Marta Rizzi. “È importante essere presenti durante i compiti, per dargli supporto e aiuto, senza però cadere nella tentazione di paragonarlo ad altri bambini, sia per la didattica, sia per la condotta e gli aspetti relazionali ed emotivi: difficilmente il paragone sprona, è più facile che demotivi. Ricordiamoci che ognuno ha il proprio valore”.
- È giusto, invece, incoraggiarlo, spronarlo il più possibile ad essere in prima linea: chiedere alla maestra se ha dei dubbi, alzare la mano quando fanno domande, partecipare… restituendogli il messaggio che a scuola è normale fare così, perché è tutto nuovo e si va proprio per imparare delle cose che non si sanno. “Questo mandarli in prima linea, però, non vuol dire essere disinteressati o responsabilizzarli eccessivamente”, precisa l’esperta. “Come genitori siamo al suo fianco, per supportarlo e accompagnarlo, ma deve essere ben chiaro che la scuola è una cosa sua”.
- Per mostrargli il nostro interesse e capire come vanno le cose, proviamo a instaurare un dialogo, a chiedere, ma senza fare il terzo grado. Se non ci racconta nulla o ci dice che va tutto bene oppure che a scuola non è successo nulla, diamo noi per primi il buon esempio, raccontandogli la nostra giornata, non solo le azioni che abbiamo fatto, ma anche le sensazioni e le emozioni. Nel caso il bambino avesse delle difficoltà, sarebbe così più facile per lui cogliere l’occasione per esprimerle.
- Se nostro figlio piange, sta male o non vuole andare a scuola, rassicuriamolo dicendogli che può accadere, che è normale avere paura di fronte a una novità e a un’incognita. Non giudichiamolo, non sminuiamo quel che prova, ma raccontiamogli una nostra esperienza simile o quella di qualcuno che si è trovato nella stessa situazione, dicendogli anche quali strumenti abbiamo utilizzato per gestirla. Rinforziamolo incoraggiandolo sul piano delle sue risorse e delle sue competenze per fargli capire che lui è in grado di farcela. “Se la cosa dovesse perdurare e noi non riusciamo ad aiutarlo, è bene rivolgersi allo psicologo scolastico oppure chiedere un colloquio con gli insegnanti per capire se ci sono fattori che noi non conosciamo che possono incidere sul suo disagio. È importante non spaventarci e non mostrarci spaventati, ma dare sempre un senso di sicurezza: anche se la scuola è tua, noi ci siamo, facciamo parte della stessa squadra. Dove tu non riesci ad arrivare, ti aiuto io”, conclude Marta Rizzi.
Articolo redatto in collaborazione con Quimamme